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martedì 22 novembre 2016

WHAT'S UP, NBA?#3- Dallas, abbiamo un problema

Se fosse vera la celebre frase di John Madden, ex-Coach NFL che portò i Raiders di Oakland alla vittoria del SuperBowl nel 1976, secondo cui "gli attacchi fanno vendere i biglietti, le difese vincono le partite", i Mavs di questo inizio stagione prenderebbero bastonate da tutti. In un palazzetto semi-vuoto.

   
Dallas è e sarà ancora per tantissimo tempo legata alla figura di Dirk Nowitzki, probabilmente il miglior europeo di sempre ad aver calcato i parquet americani, ma dopo l'anello del 2011 non vi è mai stata nemmeno la sensazione che quell'impresa potesse ripetersi. Dopo più di 5 anni, è più che mai evidente che non si possa più far affidamento sul tedesco come un tempo, e a rincarare la dose è arrivata una ricaduta al tendine d'Achille che lo terrà fuori almeno fino a metà settimana prossima, lasciando i Mavs, di fatto, senza il proprio capitano, leader emotivo e miglior realizzatore.                
E'importante chiarire il problema a monte di tutto: senza Dirk il castello Mavs rischia di crollare comunque, la decisione di continuare a costruirgli un core intorno è legittima ma, per adesso, bocciata in toto. Core che, a dirla tutta, sarebbe anche validissimo, se non fosse per una panchina preoccupante e una tendenza generale poco simpatica ad infortunarsi.
   

Accaparrarsi Barnes in uscita da Golden State per 94 milioni nei prossimi 4 anni era una mossa di mercato notevole, sia per il contratto, relativamente economico in relazione al valore del giocatore, in una Free-Agency totalmente impazzita; sia per i potenziali margini di miglioramento dell'ex 3 titolare dei Dubs, già in quel momento unanimemente considerato tra i migliori 3&D della lega. E per un motivo ben preciso: nel sistema di gioco Warriors la quantità dei tiri è sempre stata direttamente proporzionale alla qualità, la transizione offensiva giocata quasi sempre divinamente apre spazi clamorosi ai tiratori, spazi in cui l'ex-Tar Heels ha sguazzato trovando la sua comfort zone, ovviamente prendendo quanto gli era concesso dalle difese, impegnate a trovare accorgimenti per l'MVP e Green (sempre che esistano). Ecco, il passaggio da quarta opzione offensiva a go-to-guy, per di più in una squadra molto meno capace di creare tiri aperti, non è esattamente la cosa più facile del mondo. La frequenza di tiri presi in catch and shoot è calata addirittura del 15% rispetto all'anno scorso, mentre quella dei tiri presi dal palleggio è salita dal 27% al 36.5%, a dimostrazione della difficoltà nel creare tiri piedi per terra da parte della squadra di Carlisle. Anche facendo un discorso più generale, che prescinde dal tipo di tiro, passare da 9.6 a 17.8 tiri x game è stato abbastanza controproducente, e ovviamente ha comportato un fisiologico calo delle percentuali dal campo.                      
C'è bisogno di tempo per Barnes per diventare quello che Cuban si aspetta, ma non avrà mai nelle corde il ruolo di primo violino, almeno a mio parere, per cui è importante prenda meno responsabilità e lasci a Dirk l'incombenza di caricarsi la squadra sulle spalle.

Parlando sempre di colpi di mercato, tradare una seconda scelta per il contratto in scadenza di uno dei migliori rim protector della lega aka Andrew Bogut, con Pachulia a fare il viaggio opposto verso la baia, è stata una mossa molto intelligente. Tra il georgiano e la prima scelta del 2005 c'erano 6 punti di DefRating di differenza, una percentuale al ferro concessa migliore (52.2% a 45.2%) e una differenza percentuale sulle stoppate quasi imbarazzante, 56.7% contro il 18%. Quello che in gergo si può tranquillamente definire un upgrade.
Per giudicare l'impatto dell'australiano con cognizione di causa servirebbe aspettare la front-line al completo, servirebbe aspettare quindi che Dirk torni a pieno regime: sulla carta, l'ex-Warriors avrebbe le capacità di coprire molte lacune difensive del tedesco, con la sua abilità di occupare il pitturato e proteggere il ferro. E di conseguenza, lo stesso Nowitzki ne beneficerebbe in attacco, potendo spaziare su tutto il fronte offensivo grazie agli spazi aperti dai blocchi di Bogut, a sua volta in grado di essere innescato sul pick and roll da Williams con più frequenza di quanto accadeva nella Baia (solo il 9.7% delle volte, per 0.89 punti a situazione). Work in progress, quindi.
     

Il quadro generale è preoccupante, nessuno a roster quando è in campo ha un offensive rating superiore ai 100 punti su 100 possessi (eccetto l'argentino Nicolas Brussino), situazione figlia della scarso talento di squadra, in cui anche un Jonathan Gibson a caso, che qua in Italia ricordiamo a Brindisi come scorer ignorante di razza, risulta un giocatore migliore (26 punti alla seconda partita nella lega, record per un undrafted). L'altro giocatore al di sopra del livello medio di talento in squadra è Jose Juan Barea, alias un buco nero portoricano. Quando è in campo il pace scende fino a 93.48, la tendenza è quella di rallentare il gioco, tenere ferma la palla (24.4% di USG) e poi chiamare il blocco per giocare il pick and roll (il 53.9% delle volte), che nella maggior parte dei casi finisce con penetrazione e tiro in avvicinamento (0.83 punti x possesso, dato inspiegabilmente onesto considerata la prevedibilità e la ripetitività della giocata). Nonostante tutto, l'infortunio di settima scorsa lo terrà fuori per un po', togliendo alla second unit Mavs anche quel poco brio che aveva.

C'è anche un altro problema, ma stavolta è più o meno indipendente dal modo in cui stanno giocando i Mavs. Il problema è un altro undrafted, di nome Wes Matthews, che non riesce a trovare continuità da ormai 2 anni, da quell'infortunio al tendine che lo costrinse a chiudere anzitempo la stagione ai Blazers. Senza timore di smentita, Wes è ancora tra i migliori esterni della lega per impatto sulle due metà campo, ma fatica a raggiungere i fasti di due anni fa.
Nella stagione '14-'15, Matthews concedeva all'avversario su cui era in marcatura appena il 40.5%, con ben più di 3 punti di differenziale rispetto alla FG% del suo match-up, mentre in una stagione e scampoli in Texas riesce a limitarli non sotto il 43.3% dal campo; in più, considerando solo la scorsa stagione, persino parlando di impatto difensivo globale i Mavs subivano meno punti con Wes seduto sul pino (105.7 ON court/101.6 OFF court).
Non va tanto meglio nella metà campo offensiva. Il tiratore clamoroso che era l'ex-Portland (39% dall'arco, 38.8 spot-up e 39.4 dal palleggio) sembra sparito, l'ultima versione che ha giocato le prime 11 partite in maglia Mavs è la copia sbiadita: appena il 31.3% da 3, 0 fiducia nel proprio tiro in catch and shoot, che segna con il solo 28.4%, e il 37% in pull-up che, paradossalmente, è il tiro che più sembra volergli entrare.
    

Tutto ciò che esce dalla panca oscilla tra il mediocre e il disastroso, tenendo anche conto del fatto che l'attuale second unit sarebbe invece in parte in fondo alle rotazioni. Dwight Powell, arrivato dalla trace per Rondo due anni fa, è stato la passata stagione tra i migliori roller della lega, segnando 0.94 punti a possesso, quest'anno invece il suo contributo sul p'n'r è calato a 0.83 punti, calo figlio anche della maggior frequenza con cui l'ex-Boston viene innescata, praticamente raddoppiata (47.4%) Justin Anderson, swingman mancino da Virginia con le caratteristiche fisiche e tecniche per diventare uno dei migliori 3&D della lega, alla sua stagione da sophomore sta tirando con il 15% da 3: un brusco peggioramento rispetto al buon 28% dello scorso anno, in prospettiva migliorabile con un estate di duro lavoro al tiro. Il fratellino di Steph ha coronato il suo sogno di giocare in NBA con i Kings e si è guadagnato un altro contratto con i Mavs, ma gli infortuni di Devin Harris lo hanno catapultato da terzo play a primo portatore di palla talvolta, mettendone in luce tutti i limiti fisici e non.

Serve un inversione di marcia, i buoni segnali intravisti nell'ultima partita con gli Spurs non devono essere un fuoco di paglia, le possibilità di rialzarsi e inseguire un posto ai playoff ci sono, ma è fondamentale che il tedesco torni e rimanga sano. Mica facile.










mercoledì 16 novembre 2016

TUTTI AI PIEDI DI EMBIID

2 anni, 7 partite, ed è già un fenomeno. Il rookie Joel Embiid porta raggi di sole, seppur sfocati da tutto il resto, in casa Philadelphia. Da quanto tempo era che non vedevamo il pubblico del Wells Fargo Center stupito dai lampi di qualità del centro? Sono passati 3 anni di profondo e vero letargo e i tifosi dei Sixers finalmente possono avere in casa propria qualcuno che gli altri possono e potranno in futuro invidiare. Trascinatore assoluto, riesce a portar con sè l'intera squadra e i tifosi, a riempire l'impianto: basta vedere i primi due punti contro Okc ( fadeaway non da poco) e la stoppata su Westbrook l'azione dopo per renderci conto quanta era l'attesa di vederlo all'opera dei tifosi di Phila.


Risultati immagini per joel embiid
Riavvolgiamo un attimo il nastro: Embiid non calcava un campo da basket da 2 anni a causa di un infortunio da stress al piede destro, a cui si aggiunse una nuova operazione che lo costrinse a rimanere ai box per altri 12 mesi.
Dopo 7 partite giocate ( 3 saltate) , e dopo essere stato anche dichiarato in grado di giocare i back-to-back ( tuttora però promessa non ancora mantenuta), ha ovviamente una media di soli 22 minuti a partita. Ecco quei 22 minuti, per i tifosi dei Sixers, sono come acqua fresca per un uomo nel deserto: 18 punti di media, quindi vuol dire che proiettato ai 36 minuti ( minutaggio più comune e usato) , avrebbe una media di quasi 30 punti. E nei 48 minuti arriverebbe a 39, dietro solamente DeRozan, Westbrook, Lillard e Curry. Una macchina da punti oltre ad esserlo per quanto riguarda le stoppate: anche quando è distante 5-6 metri dall'avversario che sta per effettuare un lay-up, riesce a stopparlo grazie alle sue braccia interminabili e al suo galleggiare in aria durante il salto.
Su 100 possessi arriverebbe a 40 punti a partita, oltre 5 stoppate e 16 rimbalzi. Produce per la squadra 94 punti su 100 possessi in attacco, invece in difesa concede 102 punti su 100 possessi. Numeri soprattutto in attacco non grandiosi, ma se li compariamo al distacco medio dei Sixers, ovvero 10.6 punti, possiamo vedere che migliora la squadra soprattutto in difesa.

Ci sono 3 situazioni di gioco in cui Embiid gioca prevalentemente:
- pick-and-pop, prodotto quasi sempre centralmente e che ha come obbiettivo mettere il centro camerunese in punta, in possesso della palla, e con la possibilità di scegliere tra due soluzioni: la prima è quella del tiro da 3 ( che , consiglio per gli avversari, è da temere tanto), dove ha messo a referto un 4/4 contro i Cavs. La seconda soluzione è quella di mettere palla a terra e puntare il canestro che, grazie alle lunghissime falcate, è vicinissimo per Embiid.
-il post basso, usato spessissimo, dove con i suoi muscoli si avvicina al ferro, a volte anche aggirando l'avversario
Risultati immagini per joel embiid - la terza situazione più usata e che più fa male agli avversari è quando, ricevuto spalle a canestro dal mid-range, mantenendo il perno si gira e con una serie di finte ( finta di tiro oppure la finta di partenza con il piede) si crea spazio per tirare il jumper. In questa situazione di gioco quando non riesce a segnare, guadagna comunque un giro dalla lunetta.

Da quest'ultima situazione si possono notare tutte le caratteristiche del centro di Philadelphia: grande tecnica nel mantenere sempre il perno, nel fintare ( mai banale la finta ), nel tirare il jumper da una posizione scomoda dove bisogna avere un certo tocco, capace di mettere in situazione di emergenza palla a terra e andare velocemente a canestro, che per uno alto 2 metri e 13 è veramente notevole.
Ha tutte le qualità, potenzialità e caratteristiche per diventare il lungo moderno in grado di essere pericoloso su tutto il fronte offensivo e in grado di stoppare grazie al suo atletismo e alle grandi leve di cui è dotato.



lunedì 14 novembre 2016

WHAT'S UP, NBA? #2- Esistiamo anche noi (Clippers Edition)


Dura essere un tifoso Clippers. Persino con un record 9-1, dominando la Western Conference, con un Blake Griffin formato MVP e un CP3 versione silenzioso ma letale, le luci della ribalta sono tutte per l'altra squadra di Los Angeles, per il lavoro di Luke Walton, per il talento di Russell e la gestione di Ingram. Stupido io che pensavo che ritirato Kobe, finito il Farewell Tour e altre boiate varie si parlasse il giusto dei Lakers. Ma evitiamo di parlare del complesso di inferiorità della squadra di Ballmer, concentriamoci su cose più importanti. Tipo il fatto che stiano dominando.

L'anno scorso, a causa dei problemi extra-campo di Griffin, Rivers ha faticato a trovare un equilibrio in campo alternando Paul Pierce e Mbah a Moute al posto del #24 ex-Sooners, beneficiandone in termini difensivi (86 punti subiti su 100 possessi per la line-up con il camerunense e Wesley Johnson in campo assieme) e riuscendo a mantenere costante il rendimento in attacco (109.4 l'offensive rating con The Truth da 3). Al ritorno di Blake, avvenuto ai playoff dello scorso anno, pur senza tempo per ritrovare gli stessi meccanismi, i Clippers sembravano comunque in grado di superare i Blazers e giocarsi il tutto per tutto con i Warriors, prima che Paul, con una frattura alla mano, e poi lo stesso Griffin, stiramento al quadricipite, lasciassero i compagni in balia dei due funamboli di Portland, e gli consegnassero di conseguenza la serie su un piatto d'argento.

Off-season silente, senza aggiungere nulla al core degli ultimi anni, se non Mareese Speights al posto di Aldrich e Felton, rifirmando per pochi spiccioli Pierce all'ultimo anno di carriera. A onor del vero, con CP3 in contract year e Griffin da rivalutare dopo aver decisamente deluso dal punto di visto caratteriale, la seconda (cronologicamente, specifichiamo) squadra di Los Angeles appariva molto meno credibile come contender, almeno rispetto agli anni scorsi.

E invece, altro anno, altra storia. Per questa partenza pazzesca coach Rivers ha trovato la line-up migliore possibile, che prevede Mbah a Moute da ala piccola e ovviamente i big four a completare il quintetto, che nelle prime 10 partite ha giocato insieme per ben 201 minuti, più di qualsiasi altra line-up nella lega, con un clamoroso 26.2 di net rating.
Proprio sull'impatto difensivo dell'ex-Sixers vale la pena soffermarsi:
-quando è in campo il defensive rating è 87.3 e i Clippers segnano 27.1 punti in più rispetto agli avversari, soprattutto a causa della strapotenza offensiva della line-up della morte, che sta tirando con una robina come il 57.6% come percentuale reale di tiro
-quando riposa, L.A. mantiene l'attacco avversario a meno di 100 punti su 100 possessi, precisamente 98.1, ma il net rating con gli avversari cala a 3.0, ben 24 punti in meno rispetto a quando Mbah a Moute è on court.


   At Rim
  3ft.-to-10ft.
    10ft.-to-16ft.
   16ft.-to-3pt
      3pt
CHRIS PAUL
   8/15(.533)
  6/13(.462)
    11/26(.423)
    11/22(.500)
22/49(.449)
BLAKE GRIFFIN
 45/64(.703)
 7/28(.250)
     3/11(.273)
   17/43(.395)
 2/12(.167)
J.J. REDICK
  7/8(.875)
    2/4(.500)
     4/12(.333)
    16/32(.500)
18/43(.419)
DEANDRE JORDAN
 39/66(.591)
  2/6(.333)
              -
             -
         -


 Riferendosi agli altri 4/5 del quintetto base Clippers, è indicativo il fatto che CP3 stia prendendo il minimo di tiri a partita dalla stagione 2012/2013, appena 12.5 x game, la maggior parte dei quali arrivano dal palleggio, che converte con il terzo dato assoluto della lega tra coloro con almeno 8 tentativi di pull-up shots a partita (46%, dietro solo al mostro DeRozan e CJ McCollum), per 9.8 punti x game. Finora, Paul si è dimostrato meno interessato a giocare il p'n'r, circa il 10% di volte in meno rispetto alla passata stagione, e, di conseguenza, limitando le situazioni di blocco&roll a canestro di uno dei migliori rollanti a canestro della lega, se non IL migliore, come Jordan (1.40 punti x possesso quando innescato sul p'n'r) che ha dimezzato la frequenza di roll a canestro ma non la quantità di punti realizzati x possesso, addirittura 1.69. Per quanto riguarda Mr. Efficienza alias J.J. Redick non serve nemmeno dire qualcosa, semplicemente alleghiamo la shot chart, poi fate voi.

JJ Redick 2016-2017 Shot Chart

Ma veniamo al discorso Griffin.              
Se per Mbah a Moute è degno di nota la differenza difensiva con quest'ultimo on/off court, altrettanto si può dire del ragazzo da Oklahoma City, riferendosi però alla metà campo avversaria. La produzione offensiva di squadra crolla miseramente dai 113 punti su 100 possessi con BG in campo ai 96 nel momento in cui è sul pino. Progressivamente, negli anni, Blake aveva tentato di allargare il proprio range, smentendo di fatto chiunque lo ritenesse solo una macchina da highlights, spostando il raggio d'azione anche oltre l'arco. Chiaramente, uno con un fisico e un atletismo del genere è difficile che si senta a suo agio distante dal canestro, pertanto i paralleli miglioramenti di ball-handling gli hanno permesso di poter battere l'uomo dal palleggio e concludere in avvicinamento; tendenza più che mai verificabile quest'anno, le soluzioni in avvicinamento e spalle a canestro (0.93 punti x post-up, dato migliorabile ma comunque superiore alla media) costituiscono più della metà dei suoi tiri. Magari CP3 è e continuerà a essere leader tecnico ed emotivo, ma già dal punto di vista del gioco il 27% di USG, dato più alto di squadra, di Blake testimonia la fiducia dello staff in lui, a questo punto forse realmente maturato mentalmente come ci si augurava.
L'intero movimento, dalla ricezione, passando per il palleggio in mezzo alle gambe e la virata, è di un'eleganza e di una classe clamorose.

Con una line-up base di questo impatto, Rivers si potrebbe anche permettere una panchina meno efficiente, tenendo conto del fatto che a guidare la second unit c'è suo figlio e che Speights pensando di essere ancora ai Warriors si sente in diritto di prendersi tiri fuori dal mondo. Al contrario, i Clippers sono 7° nella lega per bench points, con 38.8 punti x game, limitando al minimo le palle perse (4.3) e capitalizzando al massimo i liberi tirati rispetto al quintetto titolare (non penso serva specificare chi tra di loro vada un tantino in difficoltà dalla lunetta).
Spendiamo due paroline anche per Jamal Crawford, che a 36 anni è ancora poesia in movimento, continuando su questa strada non è utopia pensare a un quarto titolo di Sixth Man of the Year, per scolpire nella storia chi sia stato il miglior bench guy di tutti i tempi. 




sabato 12 novembre 2016

Thumbs up for Milan!

Milano è alle porte di una settimana durissima, con 4 gare in 8 giorni e le 2 partite con Baskonia e Stella Rossa saranno quelle che riveleranno a cosa l'Olimpia può ambire in Eurolega per quest'anno. Per adesso il record è perfettamente in pari, l'unico punto negativo si può considerare quello tedesco di Bamberg, quando un calo mentale dei biancorossi ha consegnato la vittoria al Brose. Analizziamo l'inizio di stagione milanese nel dettaglio, partendo, chiaramente, dal più chiacchierato.

L'estate di Gentile è stata... particolare. Partire, o meglio, lasciare con l'idea di dover proseguire la propria carriera a Houston e vivere il sogno NBA e tornare invece a Milano con la coda tra le gambe dopo il rifiuto dei Rockets non dev'essere stato bello. Per di più, il rapporto con i tifosi dell'Olimpia è diventato freddo, complice il presunto futuro addio, il Gentile in lacrime (e dominante) che prometteva di non lasciare la squadra fino a che non avrebbe riportato lo scudetto all'ombra della Madonnina sembra solo un pallido ricordo. Il preolimpico con la nazionale è stata un'altra brutta parentesi, io stesso ammetto di aver rischiato l'omicidio nel vano tentativo di difenderlo dagli insulti, sugli spalti a Torino. In ogni caso, Ale è incriticabile dal punto di vista del giocatore, la scelta di passare settimane in California ad allenarsi con lo shooting coach Mike Penberthy gli fa onore, vuol dire essere consapevole delle proprie carenze e allenarsi per migliorare.
Quindi, in questo momento della stagione dovremmo aspettarci un Alegent in contrasto con i tifosi ma migliorato al tiro, giusto? Beh, più o meno.
Il rapporto con i tifosi si è, se possibile, solidificato e la cosa è venuta fuori abbondantemente quando Proli ha deciso di togliergli la fascia per assegnarla a Cinciarini. E il tiro è, se possibile, peggiorato in maniera scandalosa. E non è più un discorso confinato al tiro pesante, che bene o male, continua a soffrire degli enormi problemi di meccanica, ma si è espanso anche al tiro dalla lunetta, che fino agli scorsi playoff era uno dei punti di forza del gioco del figlio di Nando. Allargando il discorso all'impatto globale di Gentile invece, probabilmente Ale raramente è stato tanto decisivo quanto adesso. Ma come, possibile? Pare di sì. Per giocare il minimo in carriera di minuti e per di più in una squadra costruita e immaginata senza di lui, è tanta roba quello che sta facendo finora : molti meno isolamenti che rischiano di mettere fuori gioco i compagni, più intelligenza nel gestire i propri possessi cercando spesso il tiro dalla media distanza, ormai diventato IL suo tiro.

Milano è una squadra che può prescindere da Gentile, e questo non può che essere un vantaggio in chiave europea, presuppone quindi che ci siano altri giocatori in grado di prendere la squadra per mano nei momenti di difficoltà.
Nelle idee della dirigenza milanese, le personalità in grado di prendere il posto di Gentile tecnicamente e tatticamente erano più di una. Per primo Rakim Sanders, MVP delle ultime 2 finali scudetto, ultimo esempio della filosofia di mercato "se non puoi batterli, prendi i loro giocatori migliori". A dirla tutta, Rakim ha poco da invidiare ad Ale, se non l'età e l'upside: un armadio a 3 ante con uno strano rapporto con i liberi ma tiratore perimetrale clamoroso, capace persino di giocare da 4 nonostante superi a malapena i 190 centimetri. Sono le meraviglie che un fisico del genere permette, una variante tattica di cui Repesa, volente o nolente, deve utilizzare spesso a causa del reparto lunghi troppo corto per l'Eurolega. Non è necessariamente una soluzione negativa, anzi: Sanders ha dimostrato di essere intelligente al punto giusto per saper sfruttare nei confronti dei 4 avversari il vantaggio che la sua agilità gli conferisce, ma i problemi sono soprattutto nella sua metà campo e nei pressi del ferro. Da 3 ha totalmente un'altra dimensione, attacca il ferro con facilità e punisce meglio sugli scarichi, senza soffrire i pariruolo.

Un altro che avrebbe dovuto/potuto oltrepassare Gentile per importanza all'interno di squadra e che invece tarda a ingranare è Kruno Simon, con tutte le attenuanti del caso. La classe e il talento rimangono cristallini, l'impressione è che abbia poca benzina dopo un anno ad alti livelli in Europa più tutta l'estate con la nazionale; è per certi versi irritante la differenza di rendimento tra campionato ed Eurolega, e non è una differenza di impegno, ma piuttosto una dimostrazione lampante che su suolo italiano non serve nemmeno impegnarsi al massimo per fare la differenza, almeno per uno come lui. Serve che si metta in gioco, entri in ritmo giocando meno palloni e facendosi trovare pronto off the ball, che eviti passaggi in salto (il 98.8% delle sue palle perse) e dimostri di essere leader. Anche perché per colpa sua Rio l'abbiamo vista dal divano.

                                                                                    Dov'è il problema di Milano?
Milano ha problemi in regia ma non ha problemi di gioco. Paradossale, ma vero. Ricky Hickman è un gran bel giocatore, che però nasce guardia e si evolve come tale, adattarlo da play è una soluzione che ha applicato Obradovic per primo nel momento in cui ha dovuto fare a meno di Sloukas per via di un infortunio. Ovviamente, Hickman non ha nulla a che fare con le combo americane che infestano le squadre europee, essendo un giocatore di intelligenza sopraffina; gli mancano proprio gli istinti da play, la.sua gestione della palla sfocia spesso nell'autosufficienza, crea molto per sé ma poco per i compagni. Ma questo diventa un problema molto meno grave di quanto si pensi, considerata la mole di gioco creata dagli altri esterni, tutti in grado di muovere le difese, creare mismatch, muoversi tra i blocchi e/o concludere in proprio. E dell'enorme potenziale offensivo dell'Olimpia Repesa ne è al corrente, ma con rotazioni cervellotiche e fin troppo elaborate, finisce più volte per mandare i suoi fuori giri e impedisce loro di andare in striscia. Ed è qui che va ricercata la ragione del pessimo inizio di Mantas Kalnietis.
Il lituano era stato manna dal cielo l'anno passato nel momento in.cui la mediocrità targata Cinciarini-Lafayette investì in tutta la sua potenza la stagione milanese, e dopo un estate con la nazionale (con la quale ha contribuito al pari di Simon ad allontanare l'Italia da Rio, solo un anno prima) è tornato acciaccato e fuori forma, faticando a ritrovare quest'ultima e soprattutto ritmo partita, proprio a causa della gestione del lituano da parte di Repesa.

Per fortuna (o purtroppo), lo stesso tipo di rotazione è inapplicabile con i minutaggi dei lunghi, essendo questi solo in 4. Diciamo anche che da quello che doveva essere il maggior problema nelle previsioni di inizio stagione, ovvero il reparto lunghi, sono arrivate le note più positive per Repesa. È vero, l'assenza di un lungo verticale in grado di proteggere il ferro e facile da innescare sul p'n'r si sente ugualmente, ma mai come in queste prime partite la coppia McLean-Macvan si è dimostrata così complementare, produttiva e di livello per la competizione. E questo è per diversi motivi una notizia tanto positiva quanto inaspettata: il serbo, nei piani originali di inizio estate nemmeno doveva far parte del roster, è tornato come ripiego viste le difficoltà nell'arrivare a Bargnani, e in più ha passato l'estate con la selezione di Sale Djordjevic. Invece di accusare gli stessi problemi di Simon e Kalnietis, Macvan sta giocando il basket migliore da tanti anni a questa parte, dominando in attacco sia spalle che fronte a canestro e dando presenza a rimbalzo, anche giocando da 5 in situazioni di quintetto piccolo. McLean è sempre stato considerato come prototipo del centro moderno, atletico e in grado di tenere i piccoli sui cambi, ma un atteggiamento talvolta irritante e la mancanza di centimetri lo ha sempre frenato, mentalmente e tecnicamente. Ciò che sta facendo finora è la dimostrazione di poter essere quel giocatore: pochi hanno il suo stesso impatto in difesa e a rimbalzo, il lavoro che fa sugli show difensivi (necessario e imprescindibile per i meccanismi difensivi di Repesa), e sul tagliafuori con gente molto più grossa di lui è straordinario, così come è straordinaria la facilità con cui trova i suoi punti: tap-in, su ricezione profondo sotto canestro, dopo il roll con timing perfetto sul p'n'r e diverse altre situazioni spazzatura in cui trova il modo di prendere fallo. In una parola, impeccabili.

La nota dolente è rappresentata da un altro serbo, quello preso presumibilmente per far saltare il banco, e che invece per adesso riesce a far saltare solo le pa... quelle. Coinvolto ma poco continuo in attacco, condizionante in difesa a causa della poca mobilità laterale. Potenzialmente Miro avrebbe le carte in regola per far collassare difese intere nel pitturato, e in questo senso si.hanno segnali incoraggianti dopo ieri sera, ed è importante anche che la squadra riesca a non fare un passo indietro difensivamente con lui in campo, tenga la stessa intensità e non soffra troppo a rimbalzo, cosa peraltro successa raramente in Europa. Anche perché se calano di livello difesa e rimbalzi si gioca minimo ai 150 punti ad ogni partita.
Veniamo all'ultimo punto sulla lista: il rendimento degli italiani. Fintanto che sarà obbligatorio in Italia rispettare le quote panda, ovvero minimo 5 nazionali in squadra, sarà durissima per Milano costruire una squadra competitiva, a meno che non riesca ad arrivare agli NBA ed ex. E il motivo per cui è necessario il turnover, ruotare i giocatori lasciando qualcuno fuori, cosa che Milano ha sperimentato l'anno scorso e ripresentato quest'anno. Stavolta però la differenza la fa il livello degli italiani in squadra: Pascolo è riuscito a vincere anche gli ultimi scettici sul suo impatto in Eurolega, la sua atipicità e unicità gli permettono di tenere egregiamente il campo anche in Eurolega, facendosi trovare sempre pronto quando chiamato in causa con nessuna apparente difficoltà in attacco. Per quanto riguarda Abass, va fatto un elogio a Repesa per la gestione del ragazzo. Abi ha il fisico e il talento per diventare un pilastro della nazionale in futuro, ma già adesso può risultare utilissimo come specialista sui due lati del campo: la scelta di spedirlo sull'handler della squadra avversaria è la perfetta dimostrazione di quanto il coach croato tenga in considerazione le capacità difensive dell'ex-Cantù, e le opportunità di tirare non mancano di certo considerato quanti a roster sono capaci di creare vantaggio e attirare raddoppi per poi scaricare fuori.

L'Olimpia ha il miglior roster da anni a questa parte, le potenzialità si sono finora solo intraviste, far canestro non è un problema e per adesso nemmeno tenere botta a livello fisico lo è. Serve fare uno step in avanti nella propria metà campo, troppe volte sugli show difensivi dei lunghi la difesa perde un giro e lascia solo un avversario, mentre sul p'n'r avversario urgono seri accorgimenti per evitare di consentire punti facili al rollante. La zona finora si è vista raramente, e direi a ragione, vista la malata tendenza delle squadre che giocano contro Milano a bombardare dall'arco. Proli ha dichiarato di avere sempde gli occhi vigili sul mercato in cerca di un lungo che dia più riposo a quelli già a roster (qualcuno ha detto Tavares?) e l'idea non è affatto malvagia: Sistemerebbe una delle poche cose che servono all'Olimpia ora, il resto è tutto nelle mani dei giocatori. Delle belle mani, finalmente.


domenica 6 novembre 2016

WHAT'S UP, NBA?#1 - Lo straordinario avvio di DeRozan

Probabilmente andrò decisamente in controtendenza con la maggioranza del pensiero comune, ma il tanto bistrattato sistema di gioco Raptors, che possiamo comodamente definire Casey-ball, è meno peggio di quanto si pensi. Le linee guida sulle quali è costruito sono semplici e basilari, ma costituiscono una precisa direzione di gioco che mira a liberare l'area utilizzando (anche abusandone, a volerla dire tutta) il p'n'r per poter leggere l'azione e agire di conseguenza. Per dirla in breve, è un sistema molto istintivo, che regge l'intero peso offensivo sul decision making e sulla shot selection degli esterni, due cose di cui la coppia Lowry-DeRozan ha sempre avuto bisogno di migliorare, specialmente in ottica playoff. Nella post-season si sa, l'intensità cambia totalmente, le difese si stringono e trovare buone soluzioni offensive è molto raro, e nel caso di Toronto ancora di più, visto il tipo di sistema.  L 'incapacità di cambiare tema alla partita, appoggiandosi ad esempio a Valanciunas in post (0.87 punti x post-up, e nonostante ciò cavalcato pochissimo), hanno fatto sì che i giochi in attacco si ripetessero ciclicamente con l'unica variabile rappresentata dall'handler, ossia chi tra DeMar e l'ex-Houston giocasse il possesso.

          FG%
      At Rim
     10-to-16ft.
  16Ft.-to-3PT.
        3pt.
    Jumpshot %
     2012-2013
        .659
         .391
         .414
       .283
         .389
     2013-2014
        .709
         .381
         .395
       .307
         .369
     2014-2015
        .650
         .360
         .354
        .295
         .359
     2015-2016
        .613
         .414
         .371
        .307
         .387


DeRozan ha cercato di modificare il proprio tipo di gioco già dall'anno passato, un tipo di gioco eccessivamente inflazionato dalla dipendenza del 10 con il mid-range, zona da cui ha compiuto miglioramenti notevolissimi di anno in anno, cercando inoltre di variare la conclusione a canestro, aumentando la quantità dei runner/floaters, tiri a più alta percentuale, e diminuendo quella dei jumper. Di pari passo con l'aumento del suo status e conseguentemente dei possessi giocati, il prodotto di South California ha trovato la sua comfort zone proprio nella zona compresa tra i 16 piedi e il perimetro, dimenticando progressivamente il tiro pesante, passato in due anni dall'essere il 16% dei suoi tiri al 12% della scorsa stagione, un'inezia di fronte ai tiri presi, appunto, nella sua comfort zone, che costituiscono il 63% dei suoi FGA.
Agli scorsi playoff, DeMar ha migliorato le proprie percentuali e i detrattori del Casey-ball hanno avuto poco pane per i loro denti; i soli Cavs hanno fermato i Raptors alle conference finals, non prima che DD riuscisse a portarla a gara 6 con due high di 32 punti nella partite vinte all'Air Canada centre e chiudesse la serie a 23 pts, 4 rbs, e 2.7 ast a partita. Chiariamo, non è che all'improvviso i Raptors siano diventati una squadra con una motion offense da applausi, ma piuttosto si sono dimostrati più solidi e concreti di quanto ci si potesse aspettare, e in ciò va dato credito a entrambi gli elementi del back-court canadese; questo, va detto, ha avuto vita più facile in attacco, dovendo le difese rispettare la pericolosità in spot-up di Patterson e Carroll e non potendo quindi collassare nè raddoppiare Lowry e DeRozan.

DeMar non si è fermato in estate, non ha avuto tempo per un training camp apposito per esercitarsi magari sul tiro da fuori o su altri aspetti del suo gioco: dopo aver firmato il contratto della vita, che lo ha legato alla squadra canadese fino al 2020, ha partecipato a Rio 2016 con Team Usa, in una delle squadre con meno starpower (e una delle pià brutte da vedere) in assoluto delle selezioni a stelle e strisce partecipanti ai giochi Olimpici. A maggior ragione, l'avvio di stagione di DD dovrebbe destare ancor più impressione, considerato il fatto che non abbia avuto nemmeno il tempo di recuperare dalle fatiche della passata stagione. 
DeMar DeRozan 2016-17 Shot Chart
Con DeRozan in campo, i Raptors segnano 110.8 punti su 100 possessi e in media 9.4 punti in più rispetto alla squadra avversaria; quando è seduto in panchina la produzione offensiva dei dinosauri cala drasticamente, l'attacco produce soltanto 88.6 punti su 100 possessi e il differenziale con gli avversari si assottiglia a soli 3.4 punti segnati in più. E' banale ricordare quanto sia importante per Toronto l'impatto di DD, il paragone tra i Raptors con DeRozan on court e quelli con la guardia off court è impietoso, nessuno fa la differenza quanto lui nell'ottica di squadra, nemmeno lo stesso Lowry.

          FG%
      At Rim
   10-to-16ft.
 16Ft.-to-3PT.
        3pt.
    Jumpshot %
   2016-2017
        .750
        .577
       .594
       .167
       .517

Non ha, naturalmente, cambiato il proprio modo di giocare; sta cavalcando la propria comfort zone, il mid-range non gli è mai stato tanto amico, tirare in quel modo e con quelle percentuali in sospensione è clamoroso, e difficilmente sostenibile sul lungo periodo. Il tutto è reso ancor più degno di nota dal momento che per la stragrande maggioranza dei tiri presi arriva in pull-up, essendo il mid-range zona molto rara per il catch and shoot, e il 58.6% con cui li converte è strepitoso e totalmente irreale. Non solo, per quanto detto prima riguardo all'importanza del p'n'r nel Casey-ball, il fatto che DD produca 1.32 punti (miglior dato assoluto nella Lega tra giocatori con almeno 20 possessi giocati) sulla suddetta situazione è un' enorme plus, un fattore estremamente determinante per Toronto.
Vorrei che si capisse che mi fa notevole fatica parlare in questi termini di DeRozan, essendo da sempre stato un suo detrattore, ma la realtà è che non parlarne sarebbe oggettivamente ingiusto nei confronti di lui che, volenti o nolenti, sta dominando.  

#TheKingOfTheNorth




giovedì 3 novembre 2016

Uno di troppo?

Sono passate pochissime partite dall'arrivo di KD nella Baia, ma gli interrogativi su di lui, sulla squadra e sulla società in generale sono tanti. Mai si era vista una squadra con così tanto potenziale offensivo e con tante "primedonne"; probabilmente l'ultimo esempio è dei Lakers di Nash, Kobe, Gasol e Howard , ormai in pieno disfacimento ( accadrà lo stesso ai Warriors?) . I problemi in campo sono tanti ma pian piano Kerr, coach intelligente e anche coraggioso nel prendere decisioni, sta aggiustando qualcosa e già rispetto allo sfortunato esordio con gli Spurs ci sono stati piccoli miglioramenti. In ogni caso, si sapeva da Luglio che serviva tempo, e ne servirà ancora per analizzare al meglio questa situazione, per cui è inutile parlare dell'inizio di stagione di Durant e dei Warriors.
Risultati immagini per klay thompson shootingSi può però parlare di ciò che fin qui ha colpito maggiormente, ovvero l'atteggiamento di un giocatore,probabilmente il più importante negli ultimi playoff, colui che ha tenuto in vita la squadra e se l'è messa sulle spalle quando contava. Sto parlando di Klay Thompson, il quale per sua natura è sempre stato poco sorridente e piuttosto concentrato in campo anche dopo aver segnato quei 37 punti contro i Kings nel terzo quarto. Però è palese che qualcosa sia cambiato e molti sono anche i segnali, statistici e comportamentali, che confermano quest'impressione. 
Prima di tutto è risaputo che Klay sia un tiratore in grado di farti lacrimare gli occhi con il solo moivmento di tiro, esecuzione di una meccanica praticamente perfetta. Negli scorsi playoff inoltre ha dimostrato di essere un grande difensore, capace di difendere contro tutti in modo pulito, rimanendo sempre bilanciato con il corpo, scivolando benissimo e allo stesso tempo accorciando sul giocatore marcato. Una macchina quindi, su entrambi i lati del campo.
 Quest'anno, statisticamente, è sopra la media della lega, ma non di troppo, riguardo i canestri concessi al suo match-up, concedendo infatti 4.5 canestri a partita su 9.5 tentativi . Quindi:
- concede il 47,4 % contro i difensori quando è in marcatura stretta (DFG%)
- concede il 43,9% contro chi marca , anche quando non si trova vicino o quando si trova in panchina (FG%)
- ha una differenza di punti percentuale, ovvero DFG%-FG% , uguale a 3,5, che non è un valore buono perchè un buon difensore dovrebbe mantenere sotto la media la percentuale del giocatore che sta marcando. Quindi un buon valore è negativo in quanto la percentuale di difesa deve essere minore della percentuale globale del giocatore che sta marcando (FG%)  per essere, appunto, una buona difesa.

Dal punto di vista offensivo, Thompson è stato relegato a terza/quarta scelta offensiva ( pazzesco no?): quest'anno fa il "Barnes" degli ultimi due anni, ovvero prende tiri anche scomodi per lui, tiri "nella spazzatura" della partita, non l'ideale per un tiratore, che per essere il più possibile efficace, dovrebbe prendere ritmo ogni partita essendo messo nelle condizioni ottimali per farlo.
 Per adesso tirando con il 42% dal campo, ma soprattutto solamente con il 14% da 3 punti, frutto del 3/28 accumulato finora:
- dai 6,1 ai 7,5 metri sta tirando con il 21,4% 
Risultati immagini per klay thompson- dai 7,6 ai 8,8 metri sta tirando con il 6%
Questi dati simboleggiano un'involuzione preoccupante in queste prime 4 partite.
Si nota inoltre come Thompson sia di conseguenza svogliato in difesa perchè non accetta di essere la terza/quarta scelta offensiva. 
Tuttavia la squadra cerca di renderlo sempre partecipe nella partita, e soprattutto coach Kerr lo fa giocare più di Curry, Durant e Green al fine di dargli fiducia e fargli capire che egli stesso, lo staff, la squadra, la franchigia in generale credono in Thompson.
Molto improbabile immaginare uno scenario di trade nel suo futuro; nessuno se ne priverebbe in questo momento, ma effettivamente è dura per Thompson stare in secondo piano e mantenere lo stesso impatto in campo. Barnes aveva dalla sua parte il fatto che sarebbe diventato Free Agent in estate, per cui il contract year era un discreto incentivo a impegnarsi per ottenere un contratto più alto. Klay ha contratto ancora fino al 2019, quindi potrebbe adagiarsi, permettersi di non difendere per un'azione o non aiutare. Da questa situazione Thompson sembra essere il più danneggiato... sarà tempo di cambiare e diventare il leader in un'altra squadra, oppure accetterà questa situazione in cui non è protagonista in campo nè nel box score?